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Da assidua frequentatrice di queste pagine, a un certo punto di quest’anno per qualche bislacco motivo mi ero fissata con l’idea che il Gori fosse l’uomo della mia vita. Nonostante alcuni indizi (Zagor, un po’ tutta la musica che ascolta, e poi che cazzo è un german game?) m’avessero dovuto mettere subito sul chi va là, si sa come sono le donne: quando si incapricciano di una cosa, ogni dettaglio dell’oggetto d’amore viene deformato, sciolto con l’accendino e riplasmato a piacimento finché tutto ma proprio tutto non diventa forzosamente una conferma alle proprie convinzioni, al di là di ogni possibile umana evidenza. Questo ovviamente finché Crepet, la Littizzetto o l’oroscopo di Branko non apre loro di colpo gli occhi sulla triste, misera realtà dei fatti. Ma tant’è. Io il Gori lo volevo conoscere a tutti i costi, e per tal motivo a fine ottobre decido finalmente di farmi avanti.
La sua reazione mi riempie di entusiasmo. “Bellissimo! Allora ci si vede a Lucca, si passa tutta la giornata assieme, si assiste almeno a 7 conferenze, 4 incontri e 9 tavole rotonde, ti presento sceneggiatori, disegnatori, portantini, pazzi, amici del blog, nemici del blog, sia chiaro: per tutto il giorno si parlerà solo del blog. Portati un trolley e un paio di guanti sterili, che la sera poi la trascorriamo a imbustare tutti i fumetti acquistati durante la giornata. Dimmelo che non vedi l’ora!”. Non vedo l’ora! “Allora ci incontriamo un po’ prima delle 8 a Firenze, è deciso!”, sì, che bello, svalicare l’Appennino per me comporta soltanto alzarsi alle 4, non vedo l’ora! “Durante il viaggio leggiti Sul pianeta perduto, romanzo a fumetti c a p o l a v o r o !”, sono solo 300 pagine di scontatissime derive ecologiste che sembrano sceneggiate dal ministro Brambilla, ma io continuo a non vedere l’ora, ci credo fermamente, è la mia jihad. Arrivo a Firenze.
“Firenze quale? Centrale? No perché io ho cambiato treno, arrivo a Rifredi. E non fra 5 minuti come doveva essere, ma fra un’oretta. Ok, scendi e cambia il treno. Ah senti, mi dicono che s’è rotto il locomotore, aggiungi un’altra mezzora. Già che ci sei, occupa un vagone e tienici i posti. E’ bella l’alba sul binario morto, vero?”. Le avversità temprano la mia fede, come Giobbe. “Lo stai leggendo il romanzo a fumetti?”, Sì ma…, “ok, ti saluto, forse dirottano il treno, ti chiamo fra un po’”, il Signore è il mio pastore, non manco di nulla.
Sembra che un tempo le fanciulle in età da marito mettessero sotto il cuscino delle foglie d’alloro, per vedere in sogno il volto del futuro sposo. Anch’io l’ho fatto eppure c’è qualcosa che non torna, perché nei miei sogni un plantigrado (comunque non grasso, ndGori) in pile e pantaloni cargo che parla come Fanfani non mi sembra sia mai comparso. “Questo pile e questi pantaloni sono la mia divisa, sappilo, come la giacca nera e la camicia rossa per Dylan Dog, come il maglione di Michael Moore”. “Come quello di Marchionne”, azzardo io. “No! Perché Marchionne sotto al maglione porta la camicia, io invece…” e abbassa leggermente la zip a scoprire sterminati campi elisi di soffice pelo baciato dal sole. Nudo sotto al pile, manca solo la Peroni della Caritas. La mia fede non vacilla. “Ti presento un caro amico, LukiSkyWalker. Vi scoccia se io occupo l’ultimo posto a sedere, e voi andate a far conoscenza in quell’interstizio tra le due carrozze e il cesso che è l’unico posto in piedi che è rimasto in tutto il treno?”. Ma no, figurati, anzi è un piacere! Del sodalizio tra condannati che s’è sviluppato tra me e il Luki durante il miglio verde della nostra permanenza a Lucca non parlerò, avendone io già scritto diffusamente in un precedente racconto che il Gori ha pensato bene di censurare: facile costruirsi la reputazione così, eh, Josef? Sappiate solo che il Luki è una bellissima persona, studia a Pisa, odia i bresciani, e durante il viaggio io, lui e la nonna fascista di Garibaldi (storia vera, in pvt eventuali dettagli) ci siamo scambiati le ricette per fare il ragù.
Finalmente Lucca! Con un ritardo mostruoso sulla tabella di marcia, arriviamo in città. Non appena scesi dal treno, smessi i panni colti e naif dell’intellettuale in trasferta, il Gori muta di colpo rivelandosi ai miei occhi per ciò che realmente è, un pazzo fuori controllo, affetto da una forma grave di iperattività che potrebbe essere ADHD come Alzheimer, con la bava alla bocca per la paura di perdersi i primi 2 minuti di presentazione di Suore Ninja, signori avete capito bene, *Suore Ninja* (ero solo curioso perché di fumetti umoristici in Italia non-se-ne-fa-nno-più! ndGori). Increduli e affannati, io e il Luki dobbiamo letteralmente correre per stargli dietro: non trotterellare, non camminare a passo svelto, al suo via dobbiamo realmente accucciarci come i centometristi e scattare, travolgendo donne, anziani e bambini. “Avanti, presto, che regalano il numero zero!!!”, grida folle tra la folla, un Mosè pazzo e febbrile che divide le acque del mar Rosso a gomitate, “Ot-ti-miz-za-re!!!”, scandisce con pericoloso accento tedesco. Non temo nulla, mio Signore, la mia convinzione è ancora alta, quello scricchiolio interiore che sento è probabilmente solo il malleolo che ha ceduto.
Orbene, Suore Ninja. La conferenza stampa per il lancio di questo fumetto è esattamente ciò che mi aspettavo visto il nome, una vaccata talmente tanto totale che ho quasi paura a guardare in faccia il Gori perché io son peggio dei giapponesi, ho la fobia che quando provo un evidente imbarazzo io possa mettere in imbarazzo anche chi mi sta vicino, e l’idea di poter causare nell’altro una qualsiasi sensazione penosa mi getta in un loop di sensi di colpa e disagio tale per cui posso sperare di salvarmi solo tramite il suicidio. Ecco, questo è esattamente lo stato d’animo che la gioiosa, spiritosa, sympaticissima presentazione di Davide La Rosa sta suscitando in me, e sudo freddo se penso all’eventualità che, usciti da lì, il Gori mi possa chiedere un commento a caldo, anche perché di fianco ho il Luki che ride tutto contento e io per la vergogna non so più da che parte guardare. Fortunatamente la tensione che provo si spezza quando il Gori obbliga il Luki, microfono alla mano, a chiedere conto alla casa editrice di tutti i fumetti precedentemente lanciati in passato e poi bruscamente interrotti a metà del percorso, per colpa di non meglio precisate vertenze con gli autori. Che è un po’ come imbottire un bambino di tritolo e mandarlo a farsi esplodere alla festa dell’oratorio: sono contenta per l’oratorio che esplode, meno per la sorte del bambino, ma il Luki mi sembra accettare con molta serenità il suo destino di kamikaze (“queste cose mi aiutano a essere meno timido”, sosterrà più tardi l’infelice), pertanto, in onore al suo gesto, riporto – come si usa con i videomessaggi dei terroristi – il toccante messaggio lasciato ai posteri.
“Buongiorno, posso fare una domanda? Sarò breve, d’altronde neminem laedit qui suo iure utitur. Scusate ma sono un po’ emozionato. Ecco, volevo dire, tutto molto bello, le suore Ninja, questa serie appena partita, che deve ancora vedere la luce, questo progetto coraggioso ma audaces fortuna adiuvat! Sono sicuro che sarà un successo. Tuttavia in passato ci sono stati episodi ahem se vogliamo spiacevoli, vogliamo dirlo? Mi riferisco in particolare a 3 serie che sono state interrotte a metà dal giorno alla notte, nel dettaglio si tratta di (legge dal blocco note che ha sulle gambe), TRAIGGER, KIFIR e… e l’altra, l’altra… scusatemi, memoriam minuitur nisi eam exerceam… (sfoglia gli appunti che gli ha preparato il Gori) e, sì, scusate l’altra è… NIMROD. Ecco, ora, naturalmente non sarà il destino di questa serie sulle suore che parte invece sotto un’ottima stella, però, ecco ci si chiede – legittimamente – che garanzie può avere un lettore, che comunque fa un investimento quando compra i vostri fumetti, non è che se lo vedrà attergare anche stavolta? Essere lasciato vogliamo dirlo, in braghe di tela, ecco, non è piacevole, al punto che il lettore medio a un certo punto potrebbe anche giustamente pensare Quo usque tandem StarComics abutere patientia nostra? Grazie per l’attenzione”.
Il gelo cala compatto su tutta la sala, il sorrisetto nervoso di La Rosa si trasforma in un ghigno, e in questo più consono freddo cimiteriale posso finalmente tirare un sospiro di sollievo. Ok, ok, ho capito l’antifona, il Gori è un pazzo isterico e codardo che non ha il coraggio di porre queste domande in prima persona e usa il Luki come scudo umano, ma questo forse lo rende meno degno d’amore? Non lo so, sono piena di dubbi come Gesù nel deserto, ma purtroppo non c’è tempo per riflettere. Bisogna correre più veloci di Bolt per andare a fare il biglietto d’ingresso ai padiglioni (“Oppure io e il Luki facciamo il biglietto, te non lo fai e ci aspetti fuori o da qualche parte o in stazione o te ne vai direttamente”, propone cavallerescamente Alessandro) anche perché alle 13 abbiamo un altro tassativo appuntamento per la presentazione di Mytico, il fumetto sui miti greci in edicola col Corriere (dove anche qui il Gori, nell’ombra e non visto come un coccodrillo a pelo d’acqua, aizza il Luki affinché monti un’assurda polemica sul fatto che la serie sia sui miti greci e non sui miti nordici, e non è contento finché in tutta la sala il significato sotteso a tale domanda non sia evidente anche ai più distratti: Odino e Sigfrido sono ok, Achille e Patroclo sono due froci, e comunque arrivate millenni dopo Pollon, falliti). Mi massaggio i polpacci provati dallo sforzo e mi chiedo confusamente se la giornata proseguirà così: una corsa via l’altra a ridicolizzare l’atmosfera di tutti gli incontri in programma, mandando avanti il Luki come un negro in prima linea nel fottuto Vietnam. Luki, ma con te fa sempre così? Ribellati! Mi volto e non li vedo più. Dato che gli autori al termine dell’incontro hanno deciso di regalare le copie di tutti gli albi, come i peggiori imbucati alle feste i miei due eroi sono corsi ad assaltare il buffet, sul serio, una scena pietosa guardarli fare incetta di quel fumetto che entrambi bistrattavano fino a pochi minuti prima, ma quando una roba è gratis va bene anche se non ci sono i Nibelunghi, eh, a morti de fame (silenzio che te li sei raccattati tutti e 15 pure te, ndGori). A proposito di fame… Io l’ultima colazione l’ho fatta alle 5 a Bologna, sono le 14 passate e sto quasi per svenire. Timidamente mi avvicino al Luki che si sta facendo autografare uno per uno tutti e 15 i numeri barbaramente arraffati, e provo a buttar là con nonchalance: “Senti, Luki, tu che il Gori lo conosci meglio di me, sai se per caso a un certo punto della giornata, anche di fretta, scomodamente e con un divorante senso di colpa, riusciremo a metter qualcosa sotto i denti?”. Il Luki non mi presta molta attenzione perché si è appena accorto che di tutti i numeri accattati di straforo gli manca il n. 12 ed è disperato, e quando uno degli autori gli comunica che i numeri mancanti sono in vendita nei padiglioni pianta una polemica infinita per cui non è giusto che qui li date gratis e là li fate pagare (nota bene: prezzo del prezioso volume, euro 1,99), perché io sono un povero studente fuorisede con nonna a carico, e non è che mi posso portare a casa una serie monca perché già alla StarComics l’ho detto che non si fa così, e comunque secondo me in quella borsa tu c’hai dei doppioni, apri un po’! Il ragazzo del Corriere maledice a denti stretti il giorno della sua venuta al mondo, ma in qualche modo riesce a recuperare il n. 12 e fa contento il Luki. “Grande, ce li avete tutti!” esulto con falsissimo entusiasmo, “Adesso vigliacchiddio si va a mangiare?!”. La risposta laconica del Luki spegne del tutto le mie speranze: “Conoscendo il Gori, non credo”.
E qui, proprio come Gesù nel deserto, il digiuno e la stanchezza cominciano lentamente a erodere le mie convinzioni. I peggiori panini con la porchetta di colpo assurgono a irresistibili tentazioni demoniache, gli hot dog mi chiamano con canti di sirena, e temo che per una coca e un cheeseburger in questo momento darei tranquillamente il culo, ma con gioia, nel Cristo. E poi c’è questo grosso problema di fondo, che a me di andare a cercare Spartaco Albertarelli per le spiegazioni su come si dispongono le tessere e le pedine in quel particolare gioco da tavolo da cui sembra che dipendano le sorti del mondo NON ME NE FREGA UN BENEAMATO CAZZO. Ecco, l’ho detto. Il Gori mi guarda perplesso, interdetto, deluso: “Ma come, mi stai dicendo che tu, in questo momento, sei la classica tipa che tra avere a disposizione in anteprima il nuovo album dei Baustelle che esce a gennaio, e una bistecca di chianina alta 3 cm, con contorno di patate, e un fiasco di rosso, sceglierebbe la seconda???”. Gori, vaffanculo, vaffanculo mille volte, te, i Baustelle, le suore ninja, i romanzi a fumetti, io in questo momento tra una bistecca di chianina e la vita del Luki e di quella dei suoi famigliari e soprattutto, soprattutto, quella della sua nonna, fai te cosa sceglierei! Fai te!
Cerco di dominarmi, traggo un profondo respiro e, per provare in extremis a salvare il salvabile, propongo un ultimo tragico compromesso: il Gori andrà a cercare Spartaco, io e il Luki ci mangeremo un sozzo panino per strada, e poi alle 16.30 ci ritroveremo tutti e 3 all’incontro su Martin Mystere a Palazzo Ducale. E’ un accordo win-win, Gori, e in via stragiudiziale non puoi pensare di ottenere di meglio, se ti opponi dovrai vedertela con i miei avvocati. Ovviamente il Luki sta con me e tu potrai vederlo solo in mia presenza: per gli alimenti ci mettiamo d’accordo non appena ho capito di cosa si nutre. Il Gori accetta di buon grado la separazione consensuale, e si smaterializza tra i padiglioni. E’ il tragico, sofferto epilogo di tutte le storie d’amore. Sono amareggiata, tristissima. Il Luki si getta trionfante sul suo enorme panino di sugna e tra un boccone e l’altro attacca a parlarmi di Breaking Bad, ma la sua voce mi arriva lontana, remota, persa nello spazio siderale (qui c’andava il punto, e va beh ce lo metto io, ndGori).
Martin Mystere, sono quasi le 17, luci soffuse, basso profilo, età avanzata dei relatori e del pubblico, stanchezza della giornata nelle ossa e nell’anima. Il Gori dorme emettendo un rumore lieve di tornio in funzione. A me sono cadute definitivamente le fette di prosciutto dolce di Parma che avevo sugli occhi, e lo vedo finalmente per come è: un barbone avvolto nel pile, narcolettico, che si esalta per le peggio stronzate noncurante della vita vera, inaffidabile, prepotente, maniacale, con dei gusti di merda su tutto (comunque non grasso, ndGori). Come ogni donna che si rende conto di aver sbagliato tutto nella vita, non me la prendo con me stessa ma con lui. E’ lui che è fallato, che diamine! Io sono ancora giovane e piacente, ho 32 anni, posso rifarmi una vita. Da qualche parte nel mondo ci sarà pure un onesto bancario con la passione per il Milan e i go-kart che mi prenderà sotto le sue rassicuranti ascelle deodorate e mi vorrà bene, qualcuno con cui prenotare i viaggi sul catalogo del Lidl e fare le vacanze con l’ombrellone in terza fila, la villetta bifamiliare, il prato da rasare la domenica, i figli pettinati a caschetto, il calcetto, il burraco, la burrata, la suocera, i parenti, la casa in montagna, la casa al mare, la MESSA DI NATALE, GLI AMICI DELLO STADIO, LA POLITICA, L’ATTUALITA’, I GRILLINI, L’IMU, LE TASSE DELL’ASILO MENTRE AI ROM GLI DANNO ANCHE LA CASA TI SEMBRA GIUSTO, BELLO SCANDALO, BEL PRESEPE, BELLE SOTTOCOPPE DI PELTRO PORCO DI QUEL DIO CRISTO AFFOGATO IN UN SILOS DI MERDAAAHAHGHDJJKUYGHKGKHJBVBBJKAJDHA@#!§. Il Luki in mezzo a noi segue assorto la conferenza, ignaro del dramma che si sta consumando ai suoi due lati. Basta, ho deciso, come si usava una volta, come nelle vignette della Settimana Enigmistica: mollo tutto e scappo col salumiere!
Il rientro in stazione è mesto, arido, greve. Non abbiamo più niente da dirci, pur di non essere costretti a fare conversazione rivolgiamo tutte le nostre attenzioni al Luki, il Gori gli torce perfino un orecchio così, per infantile crudeltà: me lo annoto per quando saremo in tribunale. La notte è calata di colpo, ho freddo, e non vedo l’ora di rientrare. Sul treno che mi porta a Prato, da cui poi ho la coincidenza per casa, Gori forse angosciato dal mio silenzio doloroso e carico di spregio, cerca disperatamente di recuperare due punticini nella più classica e puerile delle maniere: per confronto con chi sta peggio. Ecco dunque il patetico e insistito spalare merda per tutto il tempo del viaggio sul povero (Caramelle non lèggere, ndGori) Caramelleamare, su quanti problemi abbia quel ragazzo, su che vita disperata conduca, arrivando perfino rispolverare repellenti episodi di vent’anni prima senza tralasciare, anzi indugiando, sui dettagli fisici più morbosi. A parte che su Caramelle comunque non avevo dubbi, come puoi credere che il raccontarmi di quella volta che pisciò dalla finestra della classe davanti al prof. possa in qualche modo elevare l’opinione che mi sono fatta finora di te? E quell’episodio col bambino e il plumcake? E quel discorso confuso sulla sua zoofilia? Il fatto che ti accompagni a un simile personaggio, anzi, non fa che confermare ciò che penso purtroppo di te. Guardo scorrere le stazioni dal finestrino, manca poco… Lucca, Altopascio (4000), Pescia, Montecatini, Pistoia, Prato Porta al Serraglio, magari scendo qui e me la faccio a piedi.
“Poi ci rivediamo eh? Non è che questo rimane un episodio isolato? Per esempio a Natale, ci si trova a casa mia, si gioca tutti a Mercante in Fiera…”
Non vedo l’ora. Magari ci sentiamo.
Ciao, eh.
Circobazooko